Ressources numériques en sciences humaines et sociales OpenEdition Nos plateformes OpenEdition Books OpenEdition Journals Hypothèses Calenda Bibliothèques OpenEdition Freemium Suivez-nous

Il Museo Archeologico “Melissa Palopoli” di Crucoli (Kr)

Fig. 1. Crucoli (Crotone). Il Museo Archeologico “Melissa Palopoli” (elaborazione ArToMed-Lab, UniCal)

Il Museo Archeologico “Melissa Palopoli”, uno dei primi musei privati calabresi, inaugurato nel 2010, si trova nell’ottocentesco Palazzo Palopoli in località Ciuranà di Torretta di Crucoli (fig. 2), lungo la strada provinciale per Crucoli1.

Fig. 2. La costa ionica della Calabria (elaborazione ArToMed-Lab, UniCal)

Il Palazzo (fig. 1), splendido esempio architettonico di residenza di campagna “che riflette la cultura di una Calabria di possessores di latifondi”2, progettato nel 1877 e già sottoposto a vincolo monumentale per la presenza di pregiati decori interni ed esterni, ospita in quattro ampie sale poste al piano terreno il primo nucleo della Collezione Palopoli, composta complessivamente da 1835 reperti riferibili cronologicamente a un arco temporale che va dalla prima età del Ferro a quella altomedievale.

La Collezione, dopo un’attenta schedatura iniziata certamente prima del marzo 1989 e conclusa dagli schedatori3 incaricati dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria nel biennio 1993-1994, è stata sottoposta a notifica con decreto del Direttore Generale del Ministero per i beni e le attività culturali del 30 gennaio 1999, che ne ha dichiarato l’eccezionale interesse ai sensi della legge 1.6.1939, nr. 1089, escludendo, comunque, la legittimazione del diritto di proprietà dei detentori4.

Il nucleo originario della collezione fu costituito nei primi decenni del Novecento5 ad opera del notaio Francesco Pisani di Rossano Calabro, che sollecitava i contadini a recuperare e a consegnare i materiali archeologici che di frequente venivano alla luce durante i lavori agricoli nelle proprietà di famiglia6, come nel caso dell’interessante strigile bronzeo con bollo PARBLOSWNOS rinvenuto in località Amica di Rossano. La collezione fu successivamente accresciuta da Giuseppe Palopoli, genero del Pisani, il quale, oltre ai pezzi recuperati fortuitamente nelle sue proprietà, situate per lo più nel Comune di Crucoli, ne incluse altri provenienti da diverse località del Crotonese e dalla costa ionica cosentina. Le ultime acquisizioni, ad opera di Ernesto Palopoli, figlio di Giuseppe Palopoli, risalgono invece agli ultimi decenni del secolo scorso e agli inizi del nuovo millennio e provengono da recuperi occasionali7.

Dalla Collezione emerge un quadro di testimonianze riferibili essenzialmente – pur nel variegato assemblaggio di reperti “fortunosamente pervenuti” alla famiglia Palopoli8, che riguarda le vicende umane della Sibaritide e della Crotoniatide dalla protostoria all’epoca altomedievale – ai santuari rurali e all’archeologia funeraria degli Enotri, dei Brettii e delle popolazioni stanziate tra i fiumi Neto e Nicà durante il dominio bizantino. Il contesto topografico corrisponde al teatro territoriale in cui si inserisce il santuario di Apollo Aleo che le fonti storiche e la tradizione degli studi assegnano alla presenza mitica di Filottete e alle “città” da lui fondate: Petelia, Macalla, Crimisa e Cone9. In questo stesso settore della costa ionica, a partire dalla seconda metà del IV sec. a.C., è attestata, già nelle fonti letterarie, una forte e organizzata presenza delle popolazioni brettie con il conseguente precoce costituirsi di cantoni nel territorio compreso tra le poleis di Thurii e di Kroton, confermata dalle evidenze materiali più palesi rappresentate dai centri fortificati e dalle numerose tombe a camera monumentali non sempre in connessione topografica con essi10.

Grazie alla “documentazione archeologica purtroppo di seconda mano” conservata nella collezione privata di Ernesto Palopoli, ora confluita nel Museo, è stato comunque possibile, ad esempio, gettare nuova luce su quella fitta trama di piccoli santuari diffusi nelle chorai di Sibari/Thurii e di Crotone dall’età arcaica ad epoca ellenistica11, proporre una prima ricostruzione del quadro topografico dell’antica città di Petelia12 e affrontare il problema del territorio nel periodo brettio13 e in età altomedievale in questa parte della Calabria14. Tutto ciò si riflette anche, a livello espositivo, nella composizione delle quattro sale e delle vetrine del Museo, il cui allestimento è stato curato dal personale dell’Ufficio Territoriale di Crotone della Soprintendenza Archeologica calabrese sapientemente guidato dall’allora direttore Roberto Spadea15.

Fig. 3. Sala I. Armi e monili in bronzo della prima età del Ferro (da “Calabria Mystery“)

Il Museo è nato grazie alla collaborazione tra pubblico e privato e a un cospicuo finanziamento di 1.250.000 euro ottenuto con un progetto presentato dal Comune di Crucoli alla Regione Calabria nell’ambito del “P.O.R. Calabria 2000/2006, Misura 2.1. b-Cod. intervento SMR9”16. L’idea originaria, a cui diede un fondamentale e determinante contributo la Soprintendente Elena Lattanzi17, attuata solo parzialmente, prevedeva il restauro integrale di Palazzo Palopoli, l’allestimento di sei sale espositive, la realizzazione, nei piani alti, di una foresteria fruibile dagli studiosi e di una biblioteca con spazi destinati a ospitare anche i documenti dell’importante archivio di famiglia18.

Nella prima sala del Museo sono esposti le armi e gli splendidi, a volte rari, monili in bronzo provenienti da diverse sepolture della prima età del Ferro delle necropoli di Torre Mordillo (Spezzano Albanese), Macchiabate (Francavilla Marittima) e Castiglione (Paludi) (fig. 3).

Fig. 4. Sala II. Vasi corinzi e miniaturistici (dall’Archivio Palopoli) 

Fig. 5. Sala II. Ceramiche e statuette da Murgie di Strongoli (da “Calabria Mystery“)

Gran parte dei reperti esposti nella seconda sala è da riferire a un contesto votivo di località Murgie di Strongoli e a contesti necropolari crotoniati, di epoca arcaica e classica, con vasetti miniaturistici, ceramiche corinzie e attiche (fig. 4), statuette in terracotta di offerenti e divinità (fig. 5).

Nella terza sala i nuclei principali presenti nelle vetrine provengono da santuari rurali e necropoli di ambito brettio dispersi tra la Crotoniatide settentrionale e la Sibaritide, collocabili tra la seconda metà del IV e il III sec. a.C. (figg. 6-7).

Fig. 6. Sala III. Microceramica votiva da Torre Mordillo (da Taliano Grasso, Medaglia 2022, fig. 7)

Fig. 7. Sala III. Materiale da corredi funerari brettii (da “Calabria Mystery“)

Le vetrine della quarta sala ospitano, soprattutto, un lotto di materiali proveniente da sepolture peteline della prima età imperiale e una parte dei corredi funerari delle necropoli altomedievali del Cirotano e di località Silipetto di Crucoli, con la splendida esposizione di numerosi affibbiagli in bronzo di varie tipologie, di orecchini in argento o bronzo e di due fibule a scatoletta d’argento (fig. 8) che presentano nella parte superiore una bractea aurea, lavorata a foglia e decorata con un calice posto al centro della scena e due pavoni ai lati che si abbeverano (fig. 9)19.

Fig. 9. Sala IV. Fibula a scatoletta (da Spadea, Malena 2012, fig. 13)

Fig. 8. Sala IV. Materiale altomedievale da corredi funerari del Cirotano (dall’Archivio Palopoli)

Attualmente, dopo la morte di Ernesto Palopoli, promotore della Fondazione Melissa Palopoli costituita per gestire il Museo, la custodia giudiziale di quest’ultimo è stata affidata dal Tribunale di Crotone, che ne ha autorizzato anche la fruizione pubblica, al Sindaco di Crucoli pro tempore, architetto Cataldo Librandi20.

L’allestimento del Museo Archeologico “Melissa Palopoli” include reperti di eccezionale rarità e di straordinaria importanza per la conoscenza delle popolazioni anelleniche calabresi, come i due bronzetti provenienti dalle necropoli enotrie di Torre Mordillo e Francavilla Marittima21, il piatto colmo di vivande in terracotta22 (fig. 10) e il vaso plastico a forma di gallo, ricoperto da vernice rossa, inquadrabile nei tipi della classe “Magenta Ware23 (fig. 11), rinvenuti entrambi in due sepolture brettie di Petelia.

Fig. 10. Sala III. Piatto con vivande in terracotta (da Spadea, Malena 2012, fig. 6)

Fig. 11. Sala III. Vaso a forma di gallo in “Magenta Ware” (da Spadea, Malena 2012, fig. 12)

Tra il vasellame esposto nelle vetrine o conservato nei magazzini del Museo – oltre all’abbondante ceramica a vernice nera, a quella argentata di imitazione metallica e alla ceramica miniaturistica – notevole è la presenza dei vasi figurati. Tra questi, i più antichi sono gli alabastra e gli aryballoi protocorinzi e corinzi, databili al VII-VI sec. a.C., decorati con figure di sirene, galli, grifi e felini. Tra le produzioni attiche a figure nere spiccano le due kylikes da attribuire alla Cerchia dei Piccoli Maestri databili al terzo venticinquennio del VI sec. a.C. (fig. 12) e, soprattutto, le lekythoi attribuibili alla cerchia dei Pittori di Haimon e della Megera (secondo quarto del V sec. a.C.). Altrettanto documentate sono le “Palmette-lekythoi” della classe di Atene 581 databili al 490-480 a.C. Da segnalare una grande lekythos con la raffigurazione di un corteo di cinque divinità, tra cui sono riconoscibili Hermes, Apollo e Dioniso, databile agli ultimi decenni del VI sec. a.C. Tra il 470-450 vanno invece datate le lekythoi attiche a figure rosse da assegnare al Pittore di Aiskines e della sua maniera (fig. 13)24.

Fig. 12. Sala II. Kylikes attribuibili alla Cerchia dei Piccoli Maestri (da “Museoitalia”)

Fig. 13. Sala II. Lekythoi attiche a figure nere e a figure rosse (dall’Archivio Palopoli)

 

Tra la seconda metà del IV e gli inizi del III sec. a.C. si datano i vasi sovraddipinti e quelli a figure rosse apuli e tardo-apuli (fig. 14), che includono forme utilizzate per il simposio e per la toeletta. Il motivo decorativo predominante – largamente ricorrente nella ceramografia tardo-apula con gruppi che, pur adottando un linguaggio stilistico comune, presentano peculiarità diverse da bottega a bottega – è la protome femminile di profilo rivolta quasi esclusivamente a sinistra incorniciata da girali e palmette, attribuibile quasi sempre al gruppo T.P.S. Singole figure intere femminili o di eroti decorano alcune epichyseis, con una sintassi iconografica più accurata e ricca di particolari che rimanda quasi sicuramente a prodotti importati dall’area apula (fig. 15).

Fig. 14. Museo “Melissa Palopoli”. Chous a figure rosse (dall’Archivio Palopoli)

Fig. 15. Museo “Melissa Palopoli”. Epichyseis importate dall’area apula (dall’Archivio Palopoli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notevole, per la complessità della scena presente sul lato A, è il cratere a calice proveniente dalla necropoli petelina delle Manche di Strongoli (fig. 16).

Fig. 16. Museo “Melissa Palopoli”. Cratere a calice apulo (dall’Archivio Palopoli)

Per quanto riguarda gli ambiti produttivi dei vasi a figure rosse custoditi nel Museo Archeologico “Melissa Palopoli”, appare abbastanza evidente una netta predominanza di vasi prodotti in atelier da localizzare nelle regioni settentrionali del Golfo di Taranto25, anche se alcuni di questi potrebbero essere attribuiti a botteghe di ambito crotoniate o petelino26 che utilizzavano le forme comunemente in uso nelle produzioni magnogreche e soprattutto gli schemi figurativi diffusi dall’Apulia27.

[citato]

  1. Sul Museo, vedi R. Spadea, E. Malena, Museo Archeologico Melissa Palopoli, Montalto Uffugo 2012. []
  2. R. Spadea, Museo Archeologico Fondazione Melissa Palopoli. Presentazione, in “Edizioni 2000” IIL, 2013, p. 6. []
  3. Agnese Racheli, Alfredo Ruga, Francesco Cuteri e Luigi La Rocca. []
  4. A. Taliano Grasso, Le necropoli brettie nel territorio di Crimisa. Documenti dall’Archivio Palopoli, Corigliano Rossano 2024, p. 20. []
  5. Cfr. M. Corrado, M. Verità, Le perle vitree policrome dalla Calabria altomedievale: indagini archeologiche e scientifiche, in A. Coscarella (a cura di), Il vetro in Italia: testimonianze, produzioni, commerci in età basso medievale, “Atti XV Giornate Nazionali di Studio sul Vetro AIHV, Università della Calabria 2011”, Rossano 2012, pp. 465-490 (p. 465), che inseriscono la Collezione Palopoli tra “le collezioni storiche di antichità formatesi nell’Ottocento e nel primo Novecento in vari centri della regione”. []
  6. Su tali episodi, diffusi nella Calabria ionica già a partire dal XIX secolo, vedi G. Aversa, Operazione “Tempio di Hera”. Scavi clandestini e traffico di reperti nel crotonese. Origini e sviluppi di un fenomeno radicato nel tempo, in C. Malacrino, B. Taglietti (a cura di), Salvati dall’oblio. Tesori d’archeologia recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, Soveria Mannelli 2022, pp. 185-191. []
  7. A. Taliano Grasso 2024, pp. 20-21. []
  8. R. Spadea, Tra Crotone e Petelia, in La Magna Grecia da Pirro ad Annibale, “Atti del L Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 2012”, Taranto 2015, pp. 677-695 (p. 693). []
  9. P.G. Guzzo, Filottete a Macalla. Nuove scoperte archeologiche a Torre Melissa, in G. De Sensi Sestito, S. Mancuso (a cura di), Enotri e Brettii in Magna Grecia. Modi e forme di interazione culturale, Vol. I, Soveria Mannelli 2011, pp. 295-316 (pp. 302-303), con bibliografia precedente. []
  10. A. Taliano Grasso 2024, pp. 23-34. []
  11. E. Lattanzi, Santuari dispersi nella chora di Sibari e di Crotone tra epoca arcaica ed ellenistica, in E. Lattanzi, R. Spadea (a cura di), Se cerchi la tua strada verso Itaca… Omaggio a Lina Di Stefano, Roma 2016, pp. 415-425. In questo lavoro Elena Lattanzi presenta anche una parte degli ex-voto provenienti da un deposito del santuario di Stragolìa di Torre Mordillo (Spezzano Albanese, Cs). Su quest’ultimo, vedi, inoltre, A. Taliano Grasso, S. Medaglia, La microceramica votiva della favissa di Stragolìa Grande presso Torre Mordillo (Spezzano Albanese, CS), in Incidenza dell’Antico. Dialoghi di Storia greca” 20, 2022, pp. 149-192. []
  12. R. Spadea, A nord di Crotone: note peteline, pensando a Silvana, in Enotri, Greci e Brettii nella Sibaritide, “Atti della giornata di studi in memoria di Silvana Luppino, Roma 2014”, in “RIASA” XXXVII, 2016, pp. 183-196 (p. 186). []
  13. Sull’argomento, vedi P.G. Guzzo, Storia e cultura dei Brettii, Soveria Mannelli 2019, pp. 69-91. []
  14. R. Spadea, Crotone: problemi del territorio fra tardoantico e medioevo, in La Calabre de la fin de l’antiquité au Moyen Âge, Actes de la Table ronde, Rome 1989, in “MEFRM” 103.2, 1991, pp. 553-573. []
  15. Cfr. S. Bonomi, Attività della Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria , “Atti del LI Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 2011”, Taranto 2014, pp. 543-584 (pp. 545-546). []
  16. Così scriveva Ernesto Palopoli in una lettera del 5 febbraio 2004 inviata a Juliette de La Genière: “Gentilissima Signora, le confermo quanto detto, a suo tempo per telefono, circa il cospicuo finanziamento per l’istituendo museo Melissa Palopoli, e la prego di aiutarmi nel realizzare un sogno che accarezzo da oltre trent’anni”. Con questo primo finanziamento, finalizzato al restauro e alla rifunzionalizzazione del Palazzo, negli anni 2008-2009, sono stati effettuati importanti interventi di consolidamento sulle coperture dell’edificio ed è stato realizzato un esteso spazio museale al piano terra. []
  17. R. Spadea 2013, p. 6. []
  18. Nel biennio 2002-2005 è stato possibile digitalizzare una buona parte dei documenti grazie a un contributo concesso dall’Istituto Regionale per le Antichità Calabresi e Bizantine (IRACEB). Sull’Archivio Palopoli, vedi A. Taliano Grasso 2024, pp. 15-20. []
  19. R. Spadea, E. Malena 2012; M. Corrado, Cimiteri della Calabria altomedievale: complementi dell’abbigliamento e monili in metallo nei sepolcreti della costa ionica centro-settentrionale, in “Studi Calabresi” I, 2001, pagg. 7-50; F. Cuteri, Bottega bizantina. Medaglione raffigurante pavoni che bevono a un vaso, Scheda V, in G. Leone (a cura di), Pange lingua. L’Eucaristia in Calabria. Storia Devozione Arte, Catanzaro 2002, p. 280. []
  20. Sul sito web del Ministero della Cultura si auspica che il Museo Archeologico “Melissa Palopoli”, nonostante la struttura non sia attualmente fruibile, possa diventare una delle realtà culturali più importanti per la provincia di Crotone. []
  21. Per il bronzetto di liricine, databile a età alto arcaica, proveniente da Torre Mordillo (Spezzano Albanese), vedi E. Lattanzi, Una statuetta bronzea nella collezione E. Palopoli, in L. Cicala , B. Ferrara (a cura di), “Kithon Lydios”. Studi di storia e archeologia con Giovanna Greco, Napoli 2017, pp. 509-514; P.G. Guzzo, Un bronzetto di liricine di incerta provenienza in collezione calabrese, in “RIASA” XLV, 2022, pp. 9-16; A. Taliano Grasso 2024, pp. 20-21, fig. 29. Per il pendaglio della prima età del Ferro a coppia antropomorfa di Francavilla Marittima (Cs), vedi A. Taliano Grasso, D. Pisarra, I pendagli a coppia antropomorfa, in “AttiMemMagnaGr” V s., III, 2019, pp. 261-289 p. 262, con bibliografia precedente. []
  22. Il piatto, databile alla seconda metà del IV sec. a.C., proviene dalla piccola necropoli di località Vergatorio di Strongoli (Kr) ed è stato rinvenuto all’interno di una tomba a cassa di tegole con vasi a figure rosse e a vernice nera e dieci fibule in bronzo; cfr. A. Taliano Grasso 2024, p. 165, n. 152, fig. 44. []
  23. Il vaso, databile alla fine del III sec. a.C., faceva parte di un corredo di una tomba della necropoli di località Manche di Strongoli formato da una statuetta di tipo Tanagra, da due orecchini e da un anello d’oro; cfr. R. Spadea, Un vaso plastico “Magenta Ware” da Petelia, in L. Cicala, B. Ferrara (a cura di), “Kithon Lydios”. Studi di storia e archeologia con Giovanna Greco, Napoli 2017, pp. 727-733. []
  24. A partire dall’ultimo quarto del VI sec. a.C., le forme ceramiche figurate più diffuse nella Crotoniatide sembrano essere le lekythoi realizzate sia nella tecnica a figure nere sia a figure rosse e i pittori a cui è stato possibile attribuire una parte dei vasi del Museo sono diffusamente presenti nei corredi funerari delle necropoli crotoniati della “Carrara” e di località Ronzino; cfr. F. Giudice, E. Giudice, G. Giudice, I vasi attici della Necropoli della “Carrara” di Crotone: analisi distributiva ed iconografia, in R. Belli Pasqua, R. Spadea (a cura di), Kroton e il suo territorio tra VI e V secolo a.C. Aggiornamenti e nuove ricerche, Crotone 2005, pp. 81-90 (pp. 81-85). []
  25. Cfr. A. Taliano Grasso 2024, pp. 132-133. []
  26. Cfr. J. De La Genière, in Tra Sicilia e Magna Grecia. Aspetti di integrazione culturale nel IV sec. a.C., “Atti del Convegno, Napoli 1987”, Agnano Pisano 1991, pp. 199-207 (p. 201); S. Bonomi 2014, pp. 543-584. []
  27. Cfr. P.G. Guzzo, S. Luppino, Per l’archeologia dei Brezi. Due tombe fra Thurii e Crotone, in “MEFRA” XCII, 2, 1980, pp. 821-914 (p. 857); vedi, inoltre, P.G. Guzzo 2019, pp. 67-68. []

OpenEdition vous propose de citer ce billet de la manière suivante :
Armando Taliano Grasso, Alessandra Casalicchio (19 mai 2025). Il Museo Archeologico “Melissa Palopoli” di Crucoli (Kr). CIAO Actualité des recherches sur la céramique italiote. Consulté le 14 novembre 2025 à l’adresse https://doi.org/10.58079/142pa


Armando Taliano Grasso, Alessandra Casalicchio

Armando Taliano Grasso (Università della Calabria, armando.taliano@unical.it ) è professore associato di Topografia antica presso l'Università della Calabria. Ha diretto numerosi survey e scavi archeologici in Italia e all’estero. È responsabile del Laboratorio di Archeologia e Topografia del Mediterraneo dell’Università della Calabria. Alessandra Casalicchio (Università della Calabria, alessandra.casalicchio@unical.it ) è assegnista di ricerca presso l'Università della Calabria. Ha conseguito il PhD e il Diploma di Specializzazione in Archeologia Classica. Ha partecipato a numerosi scavi archeologici e attività di survey in Italia e all’estero.

Laisser un commentaire

Votre adresse e-mail ne sera pas publiée. Les champs obligatoires sont indiqués avec *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.